Quando la guancia di un neonato viene sfiorata, il piccolo si volta verso la parte che è stata sollecitata. Questo riflesso favorisce l’avvicinamento al capezzolo della mamma e facilita di conseguenza l’allattamento del neonato.
Questo riflesso è uno dei riflessi “primitivi” o “arcaici”, cioè una risposta innata, automatica e stereotipata controllata dal tronco encefalico e che si scatena con uno stimolo esterno.
I riflessi arcaici sono l’alfabeto del movimento e costituiscono la base su cui andranno poi a formarsi gli schemi futuri.
Il primo “senso” che sviluppiamo all’interno dell’utero materno è proprio il movimento.
I riflessi arcaici sono fondamentali per la crescita del nascituro, alcuni riflessi sono infatti chiamati “intra-uterini” perché permettono al feto di muoversi ed allenarsi per quello che sarà poi il momento del parto.
Alla nascita sono presenti circa 28 riflessi arcaici ed è grazie a questi che il bambino potrà muoversi, nutrirsi e sopravvivere. Inoltre questi riflessi contribuiscono alla processazione di tutte le informazioni visive, uditive, tattili e gustative.
Sono altresì fondamentali per il controllo della testa da parte del neonato, per il tono muscolare e per l’integrazione sensoriale. Se questi riflessi non vengono “integrati”, potrebbero insorgere alcune difficoltà durante lo sviluppo del bambino.
L’evoluzione dei riflessi primitivi può essere considerata un viaggio.
I riflessi hanno infatti un loro tempo per emergere, uno per svilupparsi, uno per arrivare ad un apice e uno infine per essere “integrati”, ovvero trasformati in schemi volontari controllati dalla corteccia cerebrale, per poter poi essere definiti riflessi posturali.
È stato visto come sia indispensabile per l’organizzazione della sfera relazionale, affettiva, sensoriale e produttiva che questa trasformazione debba avvenire entro i 6/12 mesi di vita.
Si è inoltre visto che i riflessi arcaici o primitivi non scompaiono, ma rimangono inattivi, “dormienti”, per poi essere riattivati in condizioni di forte stress o durante attività che richiedono l’utilizzo di una grande forza.
Quando le tappe motorie non sono state seguite in modo corretto o per un tempo sufficiente, i riflessi primitivi permangono attivi e possono interferire in moltissime attività della vita quotidiana.
Possono causare fragilità o immaturità cerebrale, difficoltà grosso-motorie, difficoltà della motricità fine, difficoltà nella percezione sensoriale o della sfera cognitiva e anche difficoltà nella coordinazione e nell’acquisizione di nuove abilità motorie.